Ex asso dell’aviazione, spia
internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata
esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il
potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...
#7 – La
Giustizia è una pazza in costume
Castello Garrington, Regno Unito
E’ da molto tempo che il castello non ospita una famiglia. La sala da pranzo è abbastanza grande per un ricevimento, ma ci sono solamente due commensali: Dane Whitman siede a capotavola, con sua moglie Carol al fianco. Lei rigira la forchetta nel piatto da diversi minuti, persa nei propri pensieri.
-Non sei una fan del cibo inglese? – chiede il marito.
-Posso chiedere al cuoco di prepararle qualcos’altro – si premura di chiedere il maggiordomo alle sue spalle.
-Non è necessario. Volo a schiarirmi le idee – risponde Carol, alzandosi da tavola e dando un bacio sulla fronte a Dane prima di uscire.
-“Volo”? – ripete perplesso il maggiordomo.
-E’ un’espressione americana – mente Dane, certo di sapere che cosa intendeva la moglie.
Qualche minuto dopo
Dane Whitman raggiunge la sommità di una delle torri, alzando lo sguardo al cielo. Non c’è nemmeno una nuvola, giusto per smentire gli stereotipi sul clima inglese, anche se si sente chiaramente il rombo di un tuono.
O meglio, quello che chi non ha esperienza con il muro del suono confonderebbe con un tuono; Dane invece aspetta che sua moglie Carol atterri di fronte a lui, ignorando la legge di gravità.
-Qualcosa non va? – le chiede.
-Sono proprio fuori forma; ho a malapena superato Mach 2. Di questo passo, la Brand non mi farà più tornare in servizio.
-Non mi riferivo a Capitan Marvel ma a mia moglie. Credevo ti piacesse l’idea di rilassarci per qualche settimana al castello, ma è chiaro che qualcosa non va.
-Non è niente. E’ solo che mi sento, non lo so, quasi come una prigioniera tra queste mura... e non mi piace l’idea di far crescere qui le gemelle.
-Tranquilla, non ho intenzione di trasferirmi qui permanentemente. Il castello fa parte della mia eredità di Cavaliere Nero, ma sono cresciuto in America ed ho intenzione di tornarci... anche se non ho ancora idea per fare cosa.
-Potrei mettere una buona parola per farti rientrare nello S.W.O.R.D., lo sai. La Brand non lo ammetterebbe senza tortura, ma ha apprezzato il tuo lavoro come agente.
-Spiacente, ma non sono io la superspia in famiglia.
-Ci sono sempre i Vendicatori.
-Non voglio che la mia vita sia dominata dal Cavaliere Nero: voglio guadagnarmi da vivere come Dane Whitman. E non perché ho ereditato il castello o perché sono sposato ad una super-eroina.
-Stai ripensando all’offerta dell’F.B.S.A? Senza offesa, Dane, ma non ti ci vedo proprio a fare l’agente federale.
-Lavorerei comunque come scienziato ed in più combatterei il crimine anche senza la spada; non ci vedo molti lati negativi.
-Il fatto che dovresti lavorare per Maria Hill?
-Tecnicamente non risponderei a lei. E poi ci sono migliaia di agenti nell’F.B.S.A: potrei anche non incontrarla mai. Se tu riesci a sopportare Abigail Brand, non posso essere da meno.
-Guarda che non è una gara a chi ha il capo peggiore. Ma a proposito dei nostri veri capi, credo sia ora di mettere a letto le gemelle.
Il suono insistente della suoneria del cellulare di Dane non gli permette di replicare; ma non appena legge il messaggio, è chiaro che non si tratta di nulla di buono.
-Che succede? – chiede Carol.
-Qualcuno sta cercando di rubare il Pugnale d’Ebano!
Nelle segrete del castello
Carol non si è mai trovata completamente a proprio agio con il retaggio mistico del marito: ha avuto a che fare con la magia, certo, ma la scienza ha avuto un ruolo importante nella sua vita fin da quando è stata responsabile della sicurezza di Cape Canaveral. Ma sa anche che è una parte importante nell’esistenza di Dane ed è disposta ad impararne di più.
-Vediamo se ho capito bene: hai installato un antifurto in una cripta medievale che custodisce un’arma mistica?
-Saresti sorpresa sia da sapere quanti sedicenti maestri delle arti mistiche si mettono in testa di rubare un’arma forgiata da Merlino, sia da quanti di loro pensano sia ancora il sesto secolo.
-Qualcuno si è aggiornato, evidentemente – sottolinea Carol, indicando qualcosa di incongruo: una porta blindata che blocca l’accesso alla cripta. O meglio, lo farebbe se non vi fosse stato praticato un buco a grandezza d’uomo. I due sposi si avvicinano lentamente, cambiandosi d’abito letteralmente in un lampo: Dane Whitman facendo apparire magicamente la propria armatura di Cavaliere Nero, e Carol rimpiazzando i propri abiti civili con l’uniforme di Capitan Marvel.
-Non sono dei principianti: hanno usato qualcosa di tagliente quanto la Lama d’Ebano stessa.
-Entro io per prima, tu stammi dietro.
-Carol, aspetta...
-So che questo è il tuo territorio, ma io sono quasi invulnerabile e tu no.
-Intendevo che devo prima disattivare i sensori di pressione sul pavimento. Strano, non sono stati quelli a far scattare l’allarme.
-Stai pronto a tutto – avvisa Capitan Marvel, entrando nella cripta. Le sue mani brillano di energia, illuminando come una torcia le vecchie mura mentre si avvicina alla teca che custodisce il pugnale.
-Carol!!! – la chiama una voce femminile sconosciuta alle sue spalle.
Quando Capitan Marvel si volta, si ritrova un volto mascherato a due centimetri dal naso: c’è una donna in costume rosso e nero, in piedi sul soffitto a fissarla a testa in giù.
Anche se sapesse chi è, la prima reazione della super-eroina sarebbe probabilmente la stessa: volare all’indietro per mettersi a distanza di sicurezza e lanciare una scarica di energia.
-Mi sei mancata da morire! No, sul serio, sono morta un paio di volte da quando ci siamo viste – risponde la donna, schivando facilmente la scarica e scendendo a terra. Nel frattempo il Cavaliere Nero si è avvicinato a spada sguainata; lei estrae rapidamente una spada d’argento e decapiterebbe l’ex Vendicatore se quest’ultimo non parasse il colpo all’ultimo istante.
-Un intruso nel castello! – esclama la donna.
-Sei tu l’intrusa – le fa notare il Cavaliere Nero.
-Non ti lascerò rubare il pugnale! – insiste la donna, iniziando un duello di spada. Il Cavaliere Nero resta sulla difensiva per studiare l’avversaria: è brava, questo non può negarlo, anche se si lascia troppo scoperta. Dane ignora almeno un paio di occasioni che gli permetterebbero di mettere fine allo scontro, ma richiederebbero tutte di versare del sangue ed attivare la maledizione della Lama d’Ebano. Ma non è solo in questa battaglia: Capitan Marvel raggiunge l’intrusa e l’afferra da dietro, avvolgendo il braccio attorno al suo collo.
-Lasciami andare! La Sacra Giustizia non abbraccia nessuno! – si lamenta la donna, cercando di liberarsi dalla presa: un tentativo inutile quando chi ti blocca può piegare l’acciaio a mani nude.
-Sto bloccando l’afflusso di sangue al tuo cervello. Se non vuoi perdere conoscenza entro trenta secondi, ti conviene lasciare l’arma – intima Capitan Marvel.
-Scherzi, vero? Sono morta, non puoi strangolarmi – risponde con difficoltà la donna. Capitan Marvel allenta un po’ la presa per lasciarla parlare un po’ più chiaramente, dopo aver realizzato che la sua strategia non sta funzionando.
-Okay. Cominciamo con chi sei e perché vuoi rubare il Pugnale d’Ebano.
-Non ti ricordi di me? Sono Nemesi, l’incarnazione vivente della giustizia!
-Mai sentita prima.
-E non voglio rubare il pugnale, sono qui per evitare che lo faccia qualcun altro!
-Uhm, Capitano? In effetti, il pugnale è ancora nella teca – le fa notare il Cavaliere Nero, sentendosi strano ad usare un nome in codice per riferirsi a sua moglie.
-Se è così, perché tagliare la porta e disattivare i sistemi di sicurezza? – chiede Capitan Marvel.
-Perché no?
Sebbene con riluttanza, Capitan Marvel lascia la presa. Nemesi rifodera subito la spada.
-Bene! Siamo in Inghilterra, quindi immagino adesso berremo del te vero?
Una cittadina nel sudovest americano
Le luci sono già spente. L’unica illuminazione è fornita dai fari di una limousine che si avventura tra le strade malmesse della provincia americana, in mezzo al silenzio assoluto.
Quando la limousine si ferma, un androide dalla pelle d’argento scende dall’auto per aprire la porta ad uno dei passeggeri: un uomo in giacca nera e cravatta dorata, il volto coperto dal casco giallo dell’AIM. Altri tre passeggeri devono aprirsi la porta da soli: un uomo e una donna vestiti esattamente allo stesso modo del primo passeggero ma senza cravatta, ed ed un uomo dalla pelle di pietra con un mantello blu.
-Dove mi avete portato, nel Far West? – si lamenta quest’ultimo.
-Sei pagato profumatamente per essere qui, Gargoyle, quindi non lamentarti troppo. E ti ricordo che questo è territorio ostile, per cui non rilassarti troppo – gli ricorda la donna.
-Territorio ostile? Ma se non c’è nessuno!
-Preferiscono il buio – risponde l’uomo senza cravatta, ricevendo una valigetta dall’androide ed incamminandosi per primo verso l’edificio di fronte a cui si è fermata la limousine: una chiesa.
Gargoyle avrebbe molte domande da fare, ma la sua carriera da super-criminale è stata abbastanza lunga da insegnarli a non porsi troppe questioni se non ti pagano per pensare.
La porta della chiesa si apre lentamente; non è particolarmente rumorosa, ma il silenzio che la circonda la pone al centro dell’attenzione.
-Agente Amber. Luce – ordina l’uomo con la cravatta, la voce distorta dal casco. La donna ubbidisce, attivando un bracciale nascosto sotto la manica della camicetta: decine di piccole sfere di luce vengono rilasciate in tutta la chiesa.
La vista che rivelano gelerebbe il sangue di Gargoyle se non fosse in forma di pietra: la chiesa è piena stipata, forse contenente l’intera cittadina considerando le sue dimensioni ridotte. Tutti sono in piedi, in silenzio, e si girano verso di loro.
-E’ troppo tardi per chiedere un bonus, vero? – chiede il criminale. L’uomo con la cravatta lo ignora quando si rivolge alla folla.
-Agente Gold delle Avanzate Idee Meccaniche. Voglio parlare con il vostro leader.
Tutti i presenti indicano l’altare; i loro occhi sono vuoti e non aprono bocca.
Il trio di agenti AIM si incammina verso l’altare, seguiti da un riluttante Gargoyle. Ad aspettarli c’è il prete, l’unico a non avere occhi vitrei e spenti quando dice:
-Tu sai chi siamo, ma sei venuto lo stesso.
-Sono stato incaricato dai miei superiori di stabilire un rapporto ufficiale con l’Ordine Oscuro.
-Allora parla, Agente Gold. L’Ordine Oscuro è sempre in ascolto.
Castello Garrington, Regno Unito
Dopo aver mandato a riposare la servitù ed essersi assicurato che le figlie siano al sicuro nella propria stanza, Dane Whitman è ritornato nella sala da pranzo dove la moglie sta tenendo d’occhio la strana visitatrice.
Nemesi è seduta nella posizione del loto, fluttuando sopra la sedia dove ha lasciato il proprio mantello rosso. Indossa un costume rosso e nero con una maschera dagli occhi bianchi che copre interamente il suo volto, simile a quella dell’Uomo Ragno; eppure il suo comportamento gli fa più pensare a Deadpool. La sua spada è appoggiata sulla sedia al suo fianco, perfettamente in equilibrio sulla punta. Sul tavolo di fronte alla sedia della spada c’è una tazza di tè fumante.
-Lasciala stare. Non le piaci – avvisa Nemesi, notando l’interesse di Dane per la spada.
-La spada è viva?
-Le piace il tè.
-Questo è assurdo. Si è intrufolata a casa mia: dovremmo chiamare la polizia, non offrirle il tè.
-Ha chiesto il tè solo per la spada – risponde Carol, i cui occhi sono fissi sullo schermo olografico proiettato sul suo avambraccio sinistro.
-Che tu ci creda o meno, il database del Dipartimento H conferma che Nemesi è stata un membro di Alpha Flight. Sempre che questa sia la stessa: ce ne sono state almeno tre.
-C’è soltanto una Nemesi – dichiara la donna.
-La prima era un’assassina – aggiunge Capitan Marvel.
-Adesso. Adesso c’è soltanto una Nemesi, volevo dire.
-La seconda è morta e la terza è stata cacciata perché, cito testualmente, “mentalmente instabile, imprevedibile e completamente inaffidabile”.
-Visto? Chiaramente non sono nessuna delle due!
-Torniamo piuttosto a parlare di come fai a sapere chi sono e perché eri nella cripta.
-Ci siamo conosciute a Montreal nel 15.
-Non sono mai stata a Montreal nel 2015.
-Neanche io! Intendevo 1915. O forse era il 1916? Dopo un po’ sono tutti uguali!
-Viaggio nel tempo. Perché sempre a me? – sospira Carol, scuotendo la testa.
-Quindi sei una viaggiatrice del tempo? O sei immortale? – chiede Dane.
-No, nessuna delle due. Non ti ricordi di aver combattuto Mordred assieme alla Società degli Eroi?
-Mordred? – ripete il Cavaliere Nero. La storia del malvagio figlio illegittimo di Re Artù è legata a doppio filo con la sua famiglia, mai in modo positivo.
-Esatto. Mordred aveva rubato il Pugnale d’Ebano, così il Cavaliere Nero ha radunato la Società per sconfiggerlo. E tu eri lì – risponde Nemesi, indicando Capitan Marvel.
-Quello che dici non ha alcun senso. Non c’era un Cavaliere Nero durante la Prima Guerra Mondiale e non ho mai sentito parlare di una “Società degli Eroi” – risponde Dane.
-E poi sarei io la pazza? Guarda tu stesso! – replica Nemesi, cercando qualcosa sul costume.
Carol e Dane si scambiano un’occhiata che entrambi interpretano come “siamo proprio sicuri di poterci fidare di questa?”.
-Un secondo. Non ho le tasche in questo costume – si scusa Nemesi, recuperando il mantello ed usandolo per coprirsi; dopo essersi agitata e contorta per qualche secondo, ne emerge con una fotografia malamente stropicciata e la lancia a Capitan Marvel.
Carol la tocca con cautela: è vecchia, in bianco e nero, forse troppo vecchia per essere stata manomessa. E mostra Carol, con una giacca da aviatore indossata sopra il costume da Capitan Marvel, tra Nemesi ed un uomo in armatura. Un’armatura da Cavaliere Nero.
-Visto? Ve l’avevo detto che non ero pazza – dice Nemesi, prendendo in mano la tazza di tè e cercando di berlo nonostante la maschera.
-Sarebbe stato cortese almeno assaggiarlo; mi fai sempre fare pessime figure – dice alla spada.
Una cittadina nel sudovest americano
Gargoyle pensava che sarebbe stato un incarico semplice: l’AIM voleva che annullasse la trasformazione di Thanos in pietra. Non solo non gli hanno detto come recarsi in questa cittadina sperduta potesse aiutarlo, ma ora si trova in una chiesa posseduta dagli alieni.
-Sappiamo chi sei: l’alieno che ha cercato di liberare la statua di Thanos dalla prigione dello S.W.O.R.D. Non hai portato a termine il tuo compito, ma sei riuscito a scappare.
-Interessante. Non dovrei essere rintracciabile dalla tua razza – risponde il prete, anche se è chiarissimo che non è veramente lui a parlare.
-In effetti non ti abbiamo trovato noi... non direttamente. Agente Saffron?
L’uomo dal casco giallo ma senza cravatta apre la valigetta, che contiene un proiettore olografico.
Trasmette l’immagine di una donna dalla pelle blu in tenuta carceraria.
-Sono Proxima Media
Nox. Quando questi terrestri mi hanno parlato del tentativo di salvare Lord Thanos, sapevo che si trattava di te. Non ho molto tempo,
quindi andrò dritta al punto: so che l’Ordine Oscuro non concede seconde
possibilità, ma questo mondo ha molto da offrire. Conosco il motivo per cui ti
sei unito all’Ordine Oscuro: aiutami a portare a termine il mio piano, e ti
consegnerò ciò che brami.-
L’ologramma sparisce, ma il messaggio non è ancora finito: la singola immagine di Proxima lascia spazio a diversi filmati. Uno mostra una battaglia tra Venom e l’Uomo Ragno, un altro una mezza dozzina di umani urlare terrorizzati mentre dei simbionti multicolori scendono sulla loro pelle, un altro ancora la Torcia Umana cercare di bruciare il simbionte che cerca di possederlo, e l’ultimo è una inquadratura di Carnage che squarta un passante prima di distruggere la telecamera.
L’espressione facciale del prete non cambia, ma fissa con convinzione l’Agente Gold e chiede:
-Che cosa offrite?
-Aiuta Gargoyle a resuscitare Thanos. In cambio ti daremo l’esercito di simbionti che cerchi.
-Questo non faceva parte del piano! Ho già avuto a che fare con gli alieni e non ne esce mai nulla di buono! Perché dovremmo fidarci di questo mostro!? – obietta Gargoyle.
-Accetto la vostra proposta – risponde il prete. Quando apre bocca, una massa nera e semiliquida si proietta verso l’Agente Saffron, avvolgendone rapidamente il corpo mentre il prete crolla a terra.
La donna estrae una pistola a raggi e la punta verso il collega, ma si ferma all’ordine del superiore.
-Agente Amber. L’uso di forza letale non è stato autorizzato.
-Chiedo scusa, Agente Gold – risponde lei, rifoderando l’arma.
-Voi siete pazzi! Io me ne vado di qui! – protesta Gargoyle, correndo verso l’uscita: soltanto adesso può vedere che i fedeli sono crollati a terra come mosche, uno dopo l’altro. Uno di essi rilascia un simbionte dalla bocca, che prova ad attaccare Gargoyle: in tutta risposta si ritrova trasmutato in pietra. Lo stesso fato attende altri simbionti, ma il quarto raggiunge il proprio scopo saltandogli in bocca. Gargoyle smette di lottare e si volta verso l’Agente Saffron, che resta immobile mentre decine su decine di simbionti ricoprono il suo corpo. Quando tutto è terminato, riprende in mano la valigetta che aveva lasciato cadere e la richiude con tutta calma.
-Questo rifugio è compromesso. Dobbiamo andare – sottolinea l’alieno.
-Non potrei essere più d’accordo – risponde l’agente Gold, scortando il nuovo alleato all’esterno della chiesta seguito docilmente da Gargoyle e dall’Agente Amber.
-Ora ci recheremo in un nostro rifugio. Capirai se non ti conduciamo al nostro quartier generale.
-E’ comprensibile.
-Mi fa piacere che tu capisca. C’è soltanto un’ultima cosa da chiarire: Proxima ci ha detto molto di te, ma non ci ha detto come ti chiami.
-La mia razza non usa nomi: sappiamo chi siamo. Ma se devi usare un appellativo, sono Contagio.
-“Contagio”. Hm, curioso che dopo tutti questi anni ci siano ancora nomi in codice che non ha usato nessuno, non trova Agente Amber?
-Bizzarro, sì – risponde la donna, aprendo la portiera al proprio capo e all’alieno prima di voltarsi verso l’androide ed ordinare:
-Protocollo Terra Bruciata. Sai cosa fare.
<Ricevuto. Inizio sterilizzazione> risponde l’androide con voce metallica, mentre le sue braccia prendono fuoco.
La limousine si allontana nella notte, in una città fantasma illuminata solo dalla chiesa che brucia.
Castello Garrington, Regno Unito
Capitan Marvel sopprime uno sbadiglio: fisico potenziato o meno, dovrà pur dormire prima o poi. Ma non si fida a lasciare Nemesi senza supervisione, non quando le sue figlie sono nel castello.
-Va bene, diciamo pure che ti credo e che ci siamo incontrate all’inizio del secolo scorso... non sarebbe il mio primo viaggio nel tempo. Cosa dovrei fare adesso?
-Proteggere il Pugnale d’Ebano. Non possiamo lasciare che Mordred lo rubi ancora.
-Sai quando ha intenzione di rubarlo?
-A dire la verità no. Potrebbe essere domani, o tra una settimana, o fra trent’anni.
-Non posso restare qui di guardia per sempre. Parlerò con Dane per trovare un metodo di difesa più efficace; suppongo di doverti ringraziare per averci fatto trovare una falla nella sicurezza.
-Non è sufficiente. Il male sta per colpirti ed è mio compito proteggerti – dichiara Nemesi.
-Ci siamo appena conosciute, e sono sicura al 90% che tu sia matta da legare.
-Sto parlando sul serio! Sono la personificazione della giustizia!
-Facciamo 99% allora – risponde Capitan Marvel, la cui attenzione è attirata da un insistente beep prodotto dal casco.
-Aspetta, devo rispondere. Direttrice Brand, ma lei non dorme mai?
-E’ sempre giorno da qualche parte. Che cosa mi stai nascondendo, Danvers? – chiede la voce via radio del capo dello S.W.O.R.D, trasmessa al casco di Capitan Marvel.
-Non so di cosa sta parlando – risponde Carol, guardando Nemesi.
-Ti avevo ordinato di
non tornare in servizio prima di aver completamente recuperato le forze.
-Ed è così, infatti. E’ successo qualcosa? Non ho seguito molto le notizie, ultimamente.
-Quindi non sei stata in New Jersey oggi?
-No, sono nel Regno Unito. Perché mai dovrei essere in New Jersey?
-L’ho sentito chiedere spesso. Specialmente da chi vive in New Jersey – commenta Nemesi.
-Dimmi tu stessa – dice Abigail Brand, trasmettendo una nuova comunicazione.
E’ il filmato di una TV locale che mostra un’auto della polizia avvicinarsi ad un negozio di gioielleria. L’attenzione del commentatore è tutta per l’essere che sfascia la vetrina per atterrare sul cofano dell’auto: un essere vagamente umanoide ma fatto di legno e con foglie al posto dei capelli.
Carol invece si focalizza su chi lo ha appena steso: una donna dai capelli biondi ed una maschera a domino, con una saetta gialla disegnata sul costume nero. Carol non potrebbe non riconoscerla: non solo quello è il suo costume da Miss Marvel, ma è certa che quello sia proprio il suo volto.
CONTINUA!
Nel prossimo numero:
La ragazza meraviglia